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Ultimo aggiornamento il 22 Ottobre 2023

In questo articolo, vi parlerò del mio percorso personale nella comprensione del significato dell’anima gemella, dal punto di vista esoterico.

“Sulla porta c’e’ scritto: ti piacerebbe incontrare l’unica persona al mondo che potrebbe renderti felice immediatamente e che potrebbe amarti da subito, come desideri tu?
Tutti, ma proprio tutti, sceglievano di aprire questa porta, peccato che una volta spalancata, ognuno si ritrovasse di fronte alla propria immagine….un bellissimo specchio.
Innamorati di te!” – Cit. Anonimo

Premessa

Sono cresciuta, come la gran parte delle donne, con le favole di “La bella addormentata nel bosco”, “Cenerentola”, “Biancaneve e i sette nani”, etc…., apprendendo che prima o poi avrei incontrato il principe azzurro, l’uomo con cui avrei condiviso l’amore eterno, vivendo la gioia di avere una famiglia felice.

Dal punto di vista di una donna, la ricerca dell’anima gemella è sicuramente un obiettivo importante nel percorso della propria vita, ma quando ho iniziato a scontrarmi con la dura realtà che non era poi così facile o scontato incontrarla, ho capito diverse cose.

“Ti amo, ti amo, ti amo tanto. Ogni giorno ti amo in modi nuovi e vedo bellezza nei tuoi difetti perchè la tua anima canta ed il tuo corpo irradia amore. Sei così importante per me ed io mi prenderò cura di te, sarò sempre qui per te. Ti meriti felicità e tanto amore ed io sono qui per darteli quando sentirai di non avere nessuno”.

Ora rileggilo, come se tu lo avessi scritto a te stesso. Questo e’ quello che dovresti dirti quando ne hai bisogno.

ESISTE DAVVERO UN’ANIMA GEMELLA?

Nel mondo che vivo, cosa è reale e che cosa non lo è? Oramai siamo tutti d’accordo con la fisica quantistica che afferma che la realtà esterna a noi è solo una proiezione nel nostro mondo interiore fatto di credenze, di programmi ma anche delle nostre potenzialità sia consce che inconsce.

I pensieri hanno frequenze specifiche in grado di informare la realtà e di creare ciò che desidero o ciò che mi permetterà di incontrare esternamente quello che non conosco di me stesso.

Per quanto mi riguarda, ho sperimentato più volte di incontrare partner che mi creavano fastidio e/o sofferenza e attraverso quell’esperienza ho capito gli aspetti di me che non avevo evoluto e compreso.

Così come mi è capitato di innamorarmi di alcune qualità che l’altro possedeva a differenza di me, per poi scoprire che quelle stesse qualità le possedevo anch’io, ma che in quel momento avevo bisogno di vederle nell’altro (magari non ero pronta ad accettarle) per poi riscoprirle in me.

Con questa premessa, non voglio sfatare il mito che esista o no l’Anima Gemella, ma certamente se parto dal concetto, ormai scientificamente dimostrato, che “io sono il creatore della mia realtà”, che ruolo ha nella mia vita la persona che credo sia la mia Anima Gemella ? (sia che l’abbia già incontrata oppure no)

LE DOMANDE FONDAMENTALI

Noi donne abbiamo una visione molto romantica dell’amore; come dire, sentiamo che possiamo sentirci complete con qualcuno a fianco, ma prima di continuare a fantasticare sulla possibilità di incontrare l’anima gemella, è d’obbligo farci alcune domande:

  • CONOSCO ME STESSA?
  • HO INCONTRATO SITUAZIONI DIFFICILI NELLA MIA VITA CHE MI HANNO FATTO RIFLETTERE SUI MIEI DIFETTI PSICOLOGICI?
  • HO MAI PENSATO ALLE MIE POTENZIALITA’? LE HO REALIZZATE?
  • AMO ME STESSA/O?

Queste, per alcune/i, potrebbero sembrare delle semplici domande a cui dare una risposta rapida e superficiale, ma credo, invece che sia necessaria una riflessione più profonda.

Alla prima domanda, ad esempio, mi soffermerei a pensare se realmente conosco me stessa/o in tutte le mie parti, cioè se realmente sono la padrona/e della mia vita, cioè ho indagato tutti gli aspetti di me, da quelli più scontati a quelli più nascosti e ho capito che esiste l’inconscio che seleziona la realtà prima del mio piccolo IO e che quindi è una presunzione affermare di conoscersi senza aver capito che c’è un altro pilota dentro di noi che ci pre-orienta nella vita.

Quindi io conosco di me stesso solo una parte e l’altra parte la incontrerò iniziando ad indagarla.

Alla seconda domanda, ci prepariamo ad entrare nel vivo dell’auto-analisi, perché capiamo che le relazioni che viviamo sono un modo per scoprire alcuni aspetti di noi che potremmo definire “difetti psicologici”.

Essi non sono nient’altro che aspetti caratteriali e comportamentali non evoluti che incontriamo solamente quando entriamo in relazione.
Cioè, scopro di essere ad esempio, una persona permalosa quando qualcuno mi crea quella situazione che fanno emergere quell’aspetto.

Ovviamente l’altro non mi mette di fronte solo ai difetti psicologici, ma anche alle mie potenzialità, ma il lavoro sul primo aspetto è fondamentale per capire meglio ciò che è necessario evolvere di me stesso.

Con la terza domanda, rispondo oltre alla conoscenza dei miei talenti al fatto se li abbia realizzati oppure no. In poche parole, sono soddisfatta/o della mia vita?

L’ultima domanda è quella più emblematica a cui tutti indifferentemente rispondono con un SI’.
Nella mia pratica terapeutica, mi è capitato di incontrare clienti che avessero un lavoro soddisfacente e che questo fosse sufficiente per dire a sé stessi che si amavano.
Ho incontrato anche donne distrutte da una relazione tossica, ma che affermassero comunque che si amavano.

Partirei da quest’ultima domanda per comprendere ancora meglio il concetto di AMARE SE STESSI (SOLO DOPO ESSERE IN GRADO DI AMARE SE STESSI SAREMO IN GRADO DI AMARE L’ALTRO).

CHE SIGNIFICA AMARE SE STESSI?

Amare sé stessi è la cosa più bella che tu possa imparare nella vita. Nessuno ce lo insegna, perché la famiglia, come la società ci informa di una conoscenza erronea su noi stessi.
In realtà da bambini, assorbiamo i valori e gli stereotipi dei nostri genitori, a tal punto da perdere di vista chi siamo realmente.
Pertanto passeremo tutta la vita a fare le scelte sia relative al lavoro che ai vari partners sulla base di quegli insegnamenti. Senza rendercene conto.

Beati coloro che hanno genitori in grado di non plasmare i propri figli a propria immagine e somiglianza e soprattutto in grado di crescerli secondo il loro innato istinto vitale!
Devo dire che questo è un fenomeno molto raro. Ma se partiamo dal concetto che i nostri genitori hanno un inconscio e non si conoscono, come possiamo pretendere che lo stesso figlio si conosca e si ami per quello che è?

Pertanto chi vuole imparare ad amarsi veramente, decide ad un certo punto della propria vita di buttare giù tutte le impalcature che gli hanno impedito di incontrare il vero Sé stesso. Amare sé stessi è quindi, riuscire ad amare il viaggio di ritorno a casa, in cui quest’ultima è simbolica dell’Io che incontra l’Anima con il suo progetto.
Amare sé stessi è spesso un atto di ribellione a tutto ciò che ha vincolato la persona e l’ha resa impotente verso la realizzazione di sé stessa.
Significa capirsi nella parte più profonda, accettare anche le parti più oscure, senza giudicarle e condannarle. Questo è Amore.
Significa perdonarsi ogni qualvolta sbagliamo contro noi stessi. Significa abbracciarci nel buio senza avere paura.

Non è detto che se hai un buon lavoro o una relazione soddisfacente, ti ami….così come se la tua vita ad un certo punto va a rotoli, non è detto che non ti ami.

COME DENTRO, COSI’ FUORI

Prima abbiamo detto che la realtà esterna è il frutto dei nostri pensieri e della nostra frequenza specifica. Quindi, se recuperiamo quelle parti di noi che non conosciamo, non solo diventiamo padroni di noi stessi, ma possiamo creare ciò che vogliamo e che ci permette di realizzarci.

Partendo dal presupposto che siamo in una realtà olografica e che quindi quello che incontro nella mia vita esterna, che sia un lavoro o una relazione, è la proiezione di una parte di me, analizzando cosa vivo in quel momento, posso capire a che punto mi trovo nel viaggio di ritorno a casa.

A questo punto del discorso se ad esempio mi trovo in una relazione che mi fa soffrire, perché non dovrei affermare che quella è la mia anima gemella? E’ più facile dire che ho incontrato la mia anima gemella quando vivo una relazione stabile e gratificante!

In realtà tutte e due possono essere potenziali anime gemelle, per il semplice fatto che entrambe hanno un ruolo nella nostra vita. Quale ruolo? Quello di farci incontrare noi stessi.

L’ANIMA GEMELLA E’ DENTRO DI NOI

Quanto suddetto ha lo scopo di far riflettere le anime più sensibili, affinché comprendano che l’anima gemella è un’invenzione della mente che vuole farci credere che la completezza è fuori di noi.

Secondo le leggi spirituali, che sono poi quelle universali a cui tutti rispondiamo, la nostra anima vuole tendere all’unità per arrivare a comprendere il Divino presente in noi.
Infatti, in ognuno, troviamo un principio maschile e femminile. Questi due principi lavorano dentro di noi per incontrarsi e raggiungere l’Uno.

Per una donna, la propria anima gemella è il principio maschile dentro sé stessa, attraverso il quale raggiungerà l’unità e quindi il proprio Sé divino. Per un uomo è quindi il principio opposto cioè quello femminile .
Tendere all’unità è quindi la possibilità che ci diamo per incontrare l’altro gemello di noi che è inesorabilmente parte di noi.

TANTE ANIME, TUTTE GEMELLE?

A questo punto, essendo tutto quello che incontriamo all’esterno di noi, un nostro riflesso, tutto ciò che sto vivendo è una parte di me proiettata.
Ogni anima ha quindi il ruolo di farmi incontrare me stesso per riunirmi dentro, per raggiungere l’unità in me.

Considerando tutte le interazioni nella mia vita, posso affermare che ogni anima è il mio gemello! Pertanto sto incontrando parti di me negli altri al solo scopo di conoscere meglio me stesso.

Perché quindi dovrei pensare che l’anima gemella è una e se sarò fortunato la incontrerò?

Non c’è niente di più falso! E poi perché dovrei amarne solo una? Se sono parti di me proiettate all’esterno, amarle tutte mi permetterà di amare me stesso in tutti i suoi aspetti.

Tu che ne pensi? Scrivilo nei commenti!

Risorse utili

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La fusione degli opposti
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3 Commenti

  1. Buongiorno, mi rivedo e mi sento rivoltata come un guanto. Ma averne coscienza non placa la sofferenza anzi mi sconforta poiché vedo davanti a me un lungo cammino verso la scoperta della vera Me. E non siamo eterni. Sto leggendo al momento, dopo una rottura che sto vivendo come un lutto, il libro del conte Saint Germain. Sento che mi rivoltero’ come un guanto e ne ho il terrore. Credo di essermi per la prima volta innamorata di un uomo , l’unico uomo che mi ha lasciata e pensare che é finita mi lascia un vuoto incolmabile. E’ un passo ulteeriore di scoperta di Me stessa? Si, ma quanto dolore, per quanto ancora? E adesso rinnegherei mille volte me stessa pur di tornare ad abbracciarlo.

    • Ciao Maria, grazie per la tua testimonianza…ti capisco, ci sono passato anch’io. Il problema è che dobbiamo fare i conti con le nostre dipendenze affettive, perchè in fin dei conti ora la tua felicità dipende da lui. La strada per la consapevolezza passa spesso per la sofferenza, ma non necessariamente. Sono certo che il libro del maestro Saint Germain ti aiuterà. Ti auguro il meglio! ps: dimenticavo, si che siamo spiriti eterni, ma non ce lo ricordiamo mai!

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