Nella dimensione parallela del sogno viviamo esperienze attraverso le quali l’inconscio, con un linguaggio simbolico, ci invia dei messaggi che possiamo imparare a decifrare.

Cosa significano i sogni? Ne parliamo in questo articolo con Alfonso Guizzardi, psicologo, psicoanalista energetico vibrazionale, sessuologo clinico.

A tutti è capitato di sognare e talvolta di ricordare indelebilmente i sogni per giorni o anni, o addirittura di risognare frequentemente le stesse situazioni e trarne le stesse emozioni: volare, fuggire, nuotare o altro. Spesso le persone si arrovellano nel tentativo di cercare un significato, un messaggio, una predizione alla loro produzione onirica.
Ma non è cosa facile, in quanto i sogni sono fatti di simboli.

Il sogno può essere un’esperienza profondamente impressionante sia per il sognatore sia per chi cerca di aiutare questi a darvi un’interpretazione.

A ben considerare occorre rilevare che il sogno è un’esperienza pluridimensionale:

  1. Il sognatore lo vive come un’esperienza fuggevole, di cui ricorda solo parti, ma non riesce a coglier il senso pur essendo attore, spettatore o regista.
  2. Il sognatore prova un senso di fatica anche importante nel tentativo di ricordare e di recuperare parti del sogno che gli sono sfuggite, per darvi un senso, per trarne un messaggio.
  3. Il sognatore racconta il sogno percependo che insieme alla testimonianza soggettiva della propria esperienza vi è anche un tentativo di sistematizzazione oggettiva.

Quel che denominiamo simbolo può essere un termine o un’immagine, che di per se può anche esserci familiare, ma le cui connotazioni, usi e applicazioni sono specifici e peculiari oppure propongono un significato occulto, vago o talvolta ignoto.

Ciò che li rende simbolici è il fatto che significano più di quanto denotino od esprimano di primo acchito, nel senso che hanno un aspetto più ampio di quello apparente, che non potrà mai essere circoscritto con una sola definizione: in un certo qual modo si potrebbe dire che il simbolo ha una suo aspetto “inconscio”.

E ben sappiamo che proprio quando la psiche, cercando di esplorare compiutamente il simbolo, viene attratta verso idee di natura trascendente, avverte la propria capacità logica a capitolare: il simbolo non può essere compreso solo con la ragione!

L’evento vissuto nel sogno tradisce l’esistenza di un aspetto inconscio, o simbolico, in quanto dotato di una carica emotiva oppure ha un’importanza vitale che non può essere compiutamente compresa a livello cosciente: è una sorta di pensiero recondito,  che può diventare cosciente nel corso del tempo attraverso l’intuizione o una riflessione più approfondita.

Non si possono inventare i simboli: ogni qualvolta essi emergono, non sono originati da una intenzione cosciente e da una specifica scelta deliberata. I simboli si manifestano spontaneamente in noi, altrimenti non sono altro che segni e abbreviazioni di pensieri coscienti.

I sogni non sono invenzioni, non appaiono per uno sforzo della nostra volontà, e sono costruiti da materiale simbolico che per essere interpretato necessità di un’analisi accurata non immediata.

La domanda che ci poniamo davanti ad un sogno è sempre la stessa: qual è il messaggio per il sognatore? E non sempre è facile rispondervi.

L’inconscio, da cui arrivano i simboli ed il sogno, consiste in una vera e propria moltitudine di contenuti temporaneamente oscurati che, come dimostra l’esperienza, continuano a influire sui processi della coscienza, infatti viene preferito un linguaggio figurato, pittoresco, a volte grottesco rispetto a messaggi chiaramente  razionali.

Ciò non corrisponde ad un tentativo di occultamento, ma semplicemente mette in evidenza la nostra incapacità di capire il linguaggio figurato dei sogni con la sua carica emotiva attraverso un mero uso della ragione.

Il vero problema della cultura occidentale, come rilevava già Jung, è che quel che chiamiamo identità psichica è stata strappata via dal nostro mondo concreto.
Ciò che dà al mondo dei primitivi un aspetto ricco di colori, fantastico, noi lo abbiamo perso al punto che non riusciamo a riconoscerlo quando lo incontriamo e siamo sconcertati dalla sua incomprensibilità.
Tutto ciò viene tenuto in noi al di sotto della soglia di consapevolezza e quando, di tanto in tanto, riaffiora, siamo convinti che qualcosa non funzioni, che sta accadendo qualcosa di strano, o che c’è un trucco.

Se ci rendessimo conto che gli istinti vengono percepiti dai nostri sensi e che si manifestano assumendo talvolta la forma delle fantasie, talaltra come immagini vere e proprie che portano con sé un contenuto simbolico, pertanto non di così immediata decodifica, potremmo anche cominciare a pensare ad una migliore comunicazione fra conscio ed inconscio, come mondi che, collegati fra loro, si muovono in dimensioni parallele.
Da ciò discende la nostra salute psichica e anche fisiologica.

La capacità di costruzione di simboli diventa pertanto una chiave di connessione fra il conscio e l’inconscio, la serratura, quando aperta, conduce all’equilibrio, alla consapevolezza di Sé.

Jung sconsigliava e metteva in guardia da un’interpretazione dei sogni ottusa e incompetente, soprattutto quando si presenta una parte conscia molto unilaterale o logica ed un inconscio, conseguentemente “folle” ed irrazionale.

L’analisi dei sogni, secondo chi scrive, diventa un processo dialettico fra paziente e psicoanalista, senza diventare una “tecnica”, ovvero senza che lo psicoanalista ignori la particolare personalità del paziente, la possibilità che vi siano elementi che egli non ha colto e senza che la relazione fra i due si muova intorno alla domanda “Chi sta vincendo? Chi domina la relazione?”

I sogni, per la verità, sono assolutamente individuali ed atipici e proprio per la loro individualità ed atipicità possono essere interpretati autenticamente solo dal paziente, con l’aiuto dello psicoanalista: specialmente quando si tratta di sogni fuori dal comune, ossessivi o ricorrenti, oppure di materiale onirico con un’alta carica emotiva, le associazioni personali prodotte dal sognatore non sono esaustive, non conducono più ad un’interpretazione soddisfacente del sogno stesso.

Si prenda il caso dei sogni ricorrenti che tutti, più o meno, abbiamo avuto e che potrebbero compensare una carenza dell’atteggiamento cosciente, oppure riportare, al sognatore, il vissuto traumatico di un episodio o di un incidente o, talvolta, anche essere anticipatori di eventi che ancora devono accadere.

I sogni, ed i simboli, sono prodotti naturali che pervadono la nostra vita. I simboli, infatti, si trovano, oltre che nei sogni, anche nei pensieri e sentimenti (simbolici), in situazioni o atti (simbolici), per sembrare, talvolta, anche in grado di animare oggetti che contribuiscono a creare schemi simbolici.

Il simbolo non dissimula, ma rivela a tempo debito.

Il consiglio di Jung ai suoi allievi, lo ricordiamo era: “Imparate quanto più potete sul simbolismo, ma dimenticatelo quando analizzate un sogno” e a se stesso: “Mi sono imposto di non aver capito mai abbastanza bene un sogno da poterlo interpretare correttamente”.

In particolare Jung distingueva i simboli in simboli “naturali” e in simboli “culturali”.
I primi derivavano secondo lui direttamente dai contenuti inconsci della psiche e rappresentavano quindi un numero enorme di variazioni sui motivi archetipici di fondo, mentre i secondi esprimono “verità eterne” (usati da molte religioni) e pertanto hanno subito numerose trasformazioni e un processo, più o meno, cosciente di elaborazione, diventando pertanto delle rappresentazioni collettive delle comunità, seppure conservando gran parte della loro energia psichica.

Ma perché è così difficile interpretare tutto il simbolismo presente nell’attività onirica?

Freud parlava di “censura”, ovvero di un particolare fattore che stravolge le immagini ed i vissuti del sogni, rendendoli irriconoscibili o fuorvianti, e distraendo la coscienza del sognatore dal vero significato del sogno: il desiderio incompatibile!

Jung, d’altro canto sosteneva invece che la coscienza, a mano a mano che sia avvicina ai contenuti subliminali, li cancella.

Janet spiegava che nella subliminalità vi è una vero e proprio abbassamento della tensione energetica che fa perdere le qualità possedute dai contenuti psichici quando questi si trovano allo stato cosciente; poi, appena la tensione energetica riaumenta, ecco che i contenuti psichici diventano meno subliminali e pertanto più comprensibili, definiti, coscienti.
È un fenomeno puramente energetico che è possibile osservare non solo nel sogno bensì in tutte le condizioni di scarso livello energetico, quali lo sfinimento, la febbre alta o la malattia.

In conclusione, potremmo definire il sogno come un fenomeno naturale, normale e i suoi contenuti come simbolici perché il loro significato non è uno, bensì da ricercarsi in più direzioni, diverse fra loro, e perciò denotanti qualcosa che non è del tutto cosciente in tutti i suoi aspetti.

L’interpretazione del sogni richiede intelligenza, non può essere ridotta in termini meccanicistici, così come non esiste un manuale che possa insegnare la psicologia, ma è solo l’esperienza reale che insegna.

Alfonso Guizzardi – www.alfonsoguizzardi.net

Risorse utili

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