Questa è una di quelle storie Zen che mi colpì maggiormente quando la lessi. Percepii subito il grande insegnamento spirituale del maestro Hakuin e della saggia via del non-attaccamento.
Il maestro di Zen Hakuin era decantato dai vicini per la purezza della sua vita.
Accanto a lui abitava una bella ragazza giapponese, i cui genitori avevano un negozio di alimentari. Un giorno, come un fulmine a ciel sereno, i genitori scoprirono che era incinta.
La cosa mandò i genitori su tutte le furie. La ragazza non voleva confessare chi fosse l’uomo, ma quando non ne poté più di tutte quelle insistenze, finì col dire che era stato Hakuin.
I genitori furibondi andarono dal maestro. “Ah sì? “ – disse lui come tutta risposta.
Quando il bambino nacque, lo portarono da Hakuin. Ormai il maestro aveva perso la sua reputazione, cosa che lo lasciava indifferente, ma si occupò del bambino con grande sollecitudine. Si procurava dai vicini il latte e tutto quello che occorreva al piccolo.
Dopo un anno la ragazza madre non resistette più. Disse ai genitori la verità: il vero padre del bambino era un giovanotto che lavorava al mercato del pesce.
La madre e il padre della ragazza andarono subito da Hakuin a chiedergli perdono, a fargli tutte le loro scuse e a riprendersi il bambino.
Hakuin non fece obiezioni. Nel cedere il bambino, tutto quello che disse fu: “Ah sì?”.
Questa storia mette in luce la profondità del maestro Hakuin, che riesce a fluire nella sua esistenza senza fare attrito, senza attaccarsi alle cose.
Come diceva qualcun’altro famoso – sii nel mondo ma non del mondo!
Hakuin sceglie sempre l’amore, o meglio, nella sua profonda chiarezza non ha più bisogno di scegliere, vive pienamente la sua vita ma senza attaccamento, che sa essere la causa di tutte le sofferenze.
Il concetto di non-attaccamento è alla base delle pratiche come lo Yoga, il Buddismo e di altre filosofie orientali. La via del non-attaccamento contempla una visione dell’essere come attore e spettatore della propria esistenza. Chi riesce a vivere con questa consapevolezza, non è più “attaccato” e dipendente dalla materia o dalle persone della propria vita.
Vive in uno stato di coscienza più elevato, che non deve essere interpretato come distacco o disinteresse, ma piuttosto è la consapevolezza di chi ha capito chi è veramente, di chi non lascia più la sua vita in mano allt’ego.
Risorse utili
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